italiano

004 rappresentati e difesi dall’Avv. MANTOVANI MARCO Ricorrenti CONTRO MINISTERO dell’INTERNO in persona del Ministro pro tempore, con il patrocinio dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato di Torino Resistente non costituito nonché nel contraddittorio con il Pubblico Ministero – Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Torino avente ad oggetto: riconoscimento cittadinanza; ha pronunciato la seguente ORDINANZA 1. Premessa in fatto Con ricorso depositato presso la Cancelleria del Tribunale di Torino in data 09/11/2022, i ricorrenti MIRTHA ANA CATALINA SCHAER, nata a Montes de Oca (Burgos) in ARGENTINA in data 31/08/1943; ADRIANA MERCEDES CACCIABUE, nata a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 09/03/1968, in proprio e congiuntamente a Santiago Eduardo Arruebarrena in qualità di genitori esercenti la potestà genitoriale sul minore PILAR ARRUEBARRENA nata a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 15/10/2005; ALFREDO CARLOS CACCIABUE, nato a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 16/04/1969, in proprio e congiuntamente a María Laura Gervasoni come genitori esercenti la potestà genitoriale sui minori CLARA CACCIABUE nata a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 02/07/2007 e JUAN MARTÍN CACCIABUE nato a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 01/02/2011; MATÍAS ARRUEBARRENA, nato a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 22/02/2002 e MAITE ARRUEBARRENA, nata a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 04/06/2004 hanno evocato in giudizio il Ministero dell'Interno chiedendo il riconoscimento della cittadinanza italiana iure sanguinis, per essere discendenti di cittadino italiano che non aveva mai perso la cittadinanza. A sostegno della domanda i ricorrenti hanno allegato: - Di essere cittadini argentini; - Di essere discendenti del cittadino italiano Attilio Pallavicini (o Pallavecino Atilio), nato ad Alluvioni Piovera (AL) in data 29/11/1879, il quale, dopo essere emigrato in territorio argentino, si univa in matrimonio, presso Montes de Oca (Burgos), con la connazionale Catalina Racca. L’avo decedeva quindi nella medesima località argentina il 05/04/1946, come attestato dall’atto di morte allegato al ricorso (cfr. docc. 1-3); - Che dalla predetta unione coniugale nasceva a Montes de Oca il giorno 20/03/1917 la figlia Elvira Hortencia Pallavicini (o Elvira Hortencia Pallavecine) che, a sua volta, il 30/09/1939, si sposava con il sig. Julio Schaer. La figlia degli avi decedeva in Argentina in data 14/03/2005 (cfr. docc. 5-7); - Che dal suddetto matrimonio nasceva in Argentina l’odierna ricorrente Mirtha Ana Catalina Schaer, nata a Montes de Oca il 31/08/1943, la quale, dopo aver contratto matrimonio con Juan Carlos Cacciabue il 21 gennaio 1967, dava alla luce due figli, anch’essi reclamanti lo status civitatis italiano: in data 09/03/1968, la sig.ra Adriana Mercedes Cacciabue e, in data 16/04/1969, il fratello, Alfredo Carlos Cacciabue, entrambi nati nella città di Rosario, nella provincia di Santa Fe, in Argentina (cfr. docc. 9, 10 e 12); - Che dalla relazione tra Adriana Mercedes Cacciabue e il sig. Santiago Eduardo Arruebarrena nascevano in Argentina tre figli, anch’essi ricorrenti nel presente giudizio: in data 22/02/2002, Matias Arruebarrena; in data 04/06/2004 Maite Arruebarrena e, infine, in data 15/10/2005, la minore Pilar Arruebarrena (cfr. docc. 14-16); - Che da Carlos Alfredo Cacciabue e la sig.ra María Laura Gervasoni nasceva in Argentina due figli (minori), ricorrenti: in data 02/07/2007, Clara Cacciabue e, in data 01/02/2011, il fratello Juan Martín Cacciabue (cfr. docc. 17 e 18). Il Ministero dell'Interno non si è costituito. Preliminarmente va dichiarata la contumacia del Ministero degli Interni, regolarmente citato e non comparso. Il Pubblico Ministero interveniva in giudizio non opponendosi alla domanda. All’esito dell’udienza dell’08/03/2024 la causa è stata trattenuta in decisione sulle conclusioni rassegnate in atti. 2. Motivi della decisione Il ricorso è fondato e merita di essere accolto per le ragioni che seguono. La presente controversia, avente ad oggetto l’accertamento dello stato di cittadinanza è disciplinata, secondo quanto disposto dall’art. 19 bis d.lgs. 150/2011 (“Controversie in materia di accertamento dello stato di apolidia e di cittadinanza italiana”) e dall’art. 3 comma 2 D.L. 13/2017, convertito con L. n. 46 del 2017, dal rito sommario di cognizione e rientrante nella competenza per materia delle sezioni specializzate, in composizione monocratica. La competenza territoriale è fissata, ai sensi dell’art. 4 co. 5 L. 46/2017 (come modificato dall’art. 1, comma 36, della legge di riforma del processo civile n. 206 del 26/11/2021) in base al luogo in cui l’attore ha la dimora, oppure, quando l’attore risiede all’estero, avendo riguardo al comune di nascita del padre, della madre o dell’avo cittadini italiani, con conseguente corretta instaurazione del giudizio dinanzi a questo Giudice, trattandosi di discendenti di soggetto nato a Alluvioni Piovera (AL). Preliminarmente, va evidenziato che i ricorrenti instano per la concessione della cittadinanza, alla quale avrebbero diritto iure sanguinis, per essere discendenti di un cittadino italiano per nascita ex art. 1, lett a), legge n. 91/92. Tenendo conto della ricostruzione dell’albero genealogico dei ricorrenti, i quali fanno derivare il proprio diritto alla cittadinanza italiana per trasmissione dall’avo per linea materna Attilio Pallavicini, nato ad Alluvioni Piovera il 29/11/1879 (v. documenti in atti), gli stessi sostengono che la cittadinanza gli è dunque stata trasmessa attraverso la sig.ra Elvira Hortencia Pallavicini (figlia di Attilio Pallavicini e Catalina Racca) e poi attraverso la ricorrente, la sig.ra Mirtha Ana Catalina Schaer che, a sua volta, l’ha trasmessa ai suoi figli e nipoti. La linea di discendenza riportata in ricorso trova esatto riscontro nella documentazione versata in atti, debitamente tradotta e apostillata. In diritto si osserva che, ai sensi dell’art. 1 della previgente L. n. 555 del 1912 era considerato cittadino per nascita il figlio di padre cittadino ovvero il figlio di madre cittadina in ipotesi di padre ignoto o di padre senza cittadinanza italiana o di altro Stato, ovvero ancora se il figlio non seguiva la cittadinanza dei genitori stranieri secondo la legge dello Stato al quale questi appartenevano. Inoltre, la norma di cui all’art. 10 della medesima legge stabiliva altresì che la donna sposata non poteva avere una cittadinanza diversa da quella del marito, anche in caso di separazione personale tra i coniugi e che la donna cittadina che si sposava con uno straniero perdeva la cittadinanza italiana, sempreché il marito possedesse una cittadinanza alla moglie trasmissibile in forza del vincolo matrimoniale. Ebbene, con sentenza n. 87 del 1975 la Consulta ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della appena citata norma per contrasto con gli artt. 3 e 29 Cost. ed in particolare i Giudici delle leggi hanno osservato che “l’art. 10 si ispira, come risulta dalla dottrina e dai commenti susseguenti alla sua emanazione, alla concezione imperante nel 1912 di considerare la donna come giuridicamente inferiore all'uomo e addirittura come persona non avente la completa capacità giuridica (fra l’altro a quel tempo non erano riconosciuti alla donna diritti politici attivi e passivi ed erano estremamente limitati i diritti di accedere a funzioni pubbliche), concezione che non risponde ed anzi contrasta ai principi della Costituzione che attribuisce pari dignità sociale ed uguaglianza avanti alla legge di tutti i cittadini senza distinzione di sesso e ordina il matrimonio sull’uguaglianza morale e giuridica dei coniugi. É indubbio che la norma impugnata, stabilendo nei riguardi esclusivamente della donna la perdita della cittadinanza italiana, crea una ingiustificata e non razionale disparità di trattamento fra i due coniugi. La differenza di trattamento dell’uomo e della donna e la condizione di minorazione ed inferiorità in cui quest'ultima è posta dalla norma impugnata si evidenzia ancora maggiormente per il fatto che la perdita della cittadinanza, stato giuridico costituzionalmente protetto e che importa una serie di diritti nel campo privatistico e pubblicistico e inoltre, in particolare, diritti politici, ha luogo senza che sia in alcun modo richiesta la volontà dell'interessata e anche contro la volontà di questa. La norma impugnata pone in essere anche una non giustificata disparità di trattamento fra le stesse donne italiane che compiono il medesimo atto del matrimonio con uno straniero, facendo dipendere nei riguardi di esse la perdita automatica o la conservazione della cittadinanza italiana dall'esistenza o meno di una norma straniera, cioè di una circostanza estranea alla loro volontà. La norma viola palesemente anche l’art. 29 della Costituzione in quanto commina una gravissima disuguaglianza morale, giuridica e politica dei coniugi e pone la donna in uno stato di evidente inferiorità, privandola automaticamente, per il solo fatto del matrimonio, dei diritti del cittadino italiano. Come rileva il giudice a quo, la norma non giova, rispetto all'ordinamento italiano, all'unità familiare voluta dall'art. 29 della Costituzione, ma anzi è ad essa contraria, in quanto potrebbe indurre la donna, per non perdere un impiego per cui sia richiesta la cittadinanza italiana o per non privarsi della protezione giuridica riservata ai cittadini italiani o del diritto ad accedere a cariche ed uffici pubblici, a non compiere l'atto giuridico del matrimonio o a sciogliere questo una volta compiuto”. La sentenza in esame conclude dunque affermando che “è in contrasto con la Costituzione non dare rilievo alla volontà della donna di conservare l’originaria cittadinanza italiana, salva la discrezionalità del legislatore di disciplinare le relative modalità”. Con successiva pronuncia n. 30 del 1983, la Corte Costituzionale ha poi dichiarato l’illegittimità anche dell’art. 1, n. 1, della legge del 1912 sopra citato nella parte in cui non prevedeva che fosse cittadino italiano per nascita anche il figlio di madre cittadina italiana. In particolare, nella sentenza appena citata si legge che “l’art. 1, n. 1, della legge n. 555 del 1912 è in chiaro contrasto con l'art. 3, 1 comma, (eguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso) e con l'art. 29, 2 comma, (eguaglianza morale e giuridica dei coniugi). Né giustifica la differenziata disciplina in tema di acquisto della cittadinanza per nascita il richiamo ad un limite all’eguaglianza tra i coniugi, stabilito dalla legge a garanzia della unità familiare. Tra l’altro non si vede come la diversità di cittadinanza tra i coniugi, ammessa dalla sentenza n. 87/1975 e dall’art. 143 ter codice civile (introdotto dalla legge 19 maggio 1975, n. 151, sulla riforma del diritto di famiglia), sia stata ritenuta compatibile con l’unità familiare, mentre non potrebbe esserlo l’attribuzione congiunta al figlio minore della cittadinanza paterna e di quella materna. Nemmeno varrebbe poi, a giustificare il mancato ossequio ai principi degli artt. 3, primo comma, e 29, secondo comma, l’esigenza di evitare i fenomeni di doppia cittadinanza, per gli impegni assunti anche in sede internazionale (cfr. Convenzione di Strasburgo del 1963, la cui ratifica fu autorizzata con L. 4 ottobre 1966, n. 876, e depositata dall’Italia con alcune riserve). Deve infatti riconoscersi come prevalente, rispetto ad inconvenienti pur seri, la necessità di realizzare il principio costituzionale di eguaglianza anche a proposito di acquisto dello status civitatis per nascita. Né fanno difetto al legislatore i mezzi per ridurre in limiti tollerabili le difficoltà nascenti dalla pluralità di cittadinanze in capo al figlio”. In definitiva, secondo i Giudici delle leggi, considerato discriminatorio e dunque illegittimo ogni automatismo nella perdita della cittadinanza da parte della donna in conseguenza del matrimonio contratto con cittadino straniero, ai fini della eventuale rinuncia allo status civitatis si deve guardare alla sola libertà decisionale espressa dalla donna. All’esito delle predette decisioni della Corte Costituzionale, si è discusso se le conseguenze della declaratoria di illegittimità costituzionale delle norme appena esaminate della legge del 1912 dovesse essere limitata ai casi di figli nati solo successivamente alla entrata in vigore della Costituzione, ossia al 1° gennaio 1948, ovvero anche a quelli nati prima di tale data. Sul punto è intervenuta la Corte di Cassazione a Sezioni Unite con la pronuncia n. 4466 del 2009 ove si legge che “per effetto delle sentenze della Corte costituzionale n. 87 del 1975 e 30 del 1983, la cittadinanza italiana deve essere riconosciuta in sede giudiziaria alla donna che l’abbia perduta ex art. 10 della legge n. 555 del 1912, per aver contratto matrimonio con cittadino straniero anteriormente al 1° gennaio 1948, indipendentemente dalla dichiarazione resa ai sensi dell’art. 219 della legge n. 151 del 1975, in quanto l’illegittima privazione dovuta alla norma dichiarata incostituzionale non si esaurisce con la perdita non volontaria dovuta al sorgere del vincolo coniugale, ma continua a produrre effetti anche dopo l’entrata in vigore della Costituzione, in violazione del principio fondamentale della parità tra i sessi e dell’uguaglianza giuridica e morale tra i coniugi, contenuti negli art. 3 e 29 Cost. Ne consegue che la limitazione temporale dell’efficacia della dichiarazione d’incostituzionalità al 1° gennaio del 1948 non impedisce il riconoscimento dello "status" di cittadino, che ha natura permanente ed imprescrittibile ed è giustiziabile in ogni tempo, salva l’estinzione per effetto della rinuncia del richiedente. In applicazione del principio, riacquista la cittadinanza italiana dal 1° gennaio 1948 anche il figlio di donna nella situazione descritta, nato prima di tale data e nel vigore della legge n. 555 del 1912, e tale diritto si trasmette ai suoi figli, determinando il rapporto di filiazione, dopo l’entrata in vigore della Costituzione, la trasmissione dello "status" di cittadino, che gli sarebbe spettato di diritto in assenza della legge discriminatoria”. Pertanto, in linea con le determinazioni della Consulta ed aderendo all’orientamento appena indicato espresso dalla Corte di Cassazione, questo Giudice ritiene che, successivamente all’entrata in vigore della Costituzione, abbia diritto al riconoscimento (rectius: al riacquisto) della cittadinanza italiana anche il figlio di madre cittadina italiana nato prima del 1° gennaio 1948 ma pur sempre nel vigore della legge n. 555 del 1912 e che tale diritto si trasmette ai suoi figli iure sanguinis. Nella specie, i ricorrenti fanno discendere il proprio diritto alla cittadinanza italiana dal combinato disposto di due elementi, ovvero la circostanza per cui il bisnonno per linea materna Attilio Pallavicini era cittadino italiano, in quanto nato in Italia nel 1879 e successivamente trasferitosi e coniugatosi in Argentina e dalla circostanza che la figlia di tale antenato era Elvira Hortencia Pallavicini, ovvero una donna che, per la legge in vigore all’epoca, avrebbe perso la cittadinanza a seguito di matrimonio con cittadino straniero e non avrebbe in ogni caso potuto trasmetterla ai propri discendenti in quanto madre. Non è chiaro nella fattispecie se la legge argentina all'epoca vigente determinasse l'acquisto della cittadinanza argentina per effetto del matrimonio con un cittadino argentino e, per questa via, non risulta accertato se l’ascendente dei ricorrenti Elvira Hortencia Pallavicini nata in data 20/03/1917 abbia perso la cittadinanza italiana in ragione del matrimonio con il cittadino argentino celebrato nel 1939 e in virtù dell'applicazione della legge 555 del 1912 che determinava tale conseguenza per la donna che sposandosi acquistasse altra cittadinanza. Ciò che, in ogni caso, appare decisivo rilevare è che l'entrata in vigore della Costituzione ha eventualmente travolto questo effetto con efficacia retroattiva. In applicazione dei principi di diritto appena enunciati (Corte Cost. n.87/1975 e n.30/1983 e Sent Cass SSUU n. 4466/2009), ovvero che “lo stato di cittadino, effetto della condizione di figlio, come questa, costituisce una qualità essenziale della persona, con caratteri di assolutezza, originarietà, indisponibilità e imprescrittibilità, che lo rendono giustiziabile in ogni tempo e di regola non definibile come esaurito o chiuso, se non quando risulti denegato o riconosciuto da sentenza passata in giudicato” e tenuto conto che, nelle ipotesi di perdita della cittadinanza da parte della donna a seguito di matrimonio con cittadino straniero, o di nascita del figlio prima del 1/1/1948, lo stato di cittadinanza possa essere riconosciuto anche ai figli di madre cittadina nati prima dell’entrata in vigore della Costituzione si deve verificare se i discendenti del sig. Attilio Pallavicini abbiano diritto alla cittadinanza italiana. Orbene, è documentato che Attilio Pallavicini nato a Alluvioni Piovera (AL) e cittadino italiano, una volta trasferitosi in Argentina, ha sposato Catalina Racca, nata anch’ella in Italia da genitori italiani residenti e insieme hanno avuto una figlia, Elvira Hortencia Pallavicini, nata in Argentina il 20/03/1917, la quale, sposatasi con Julio Schaer, argentino, dava poi alla luce, il 31/08/1943, Mirtha Ana Catalina Schaer (ricorrente) sposatasi a sua volta con l’argentino Juan Carlos Cacciabue. Non emerge dagli atti che Attilio Pallavicini o alcuno dei suoi discendenti abbiano mai rinunciato alla cittadinanza italiana, ma, al contrario, dal doc. 4 si evince che Attilio Pallavicini non si trova nel registro dei cittadini argentini nativi o per scelta o naturalizzati. La figlia di Attilio Pallavicini Elvira Hortencia Pallavicini nasceva, come si è detto, il 20/03/1917, ossia dopo l’entrata in vigore della legge sulla cittadinanza n. 555 del 1912. Ella, sposando un argentino, avrebbe perso per legge la cittadinanza italiana: sul punto occorre infatti rilevare che l’art. 10 della legge 555 del 1912 prevedeva che “la donna cittadina che si marita ad uno straniero perde la cittadinanza italiana, sempreché il marito possieda una cittadinanza che per il fatto del matrimonio a lei si comunichi”. Come è evidente ad una prima lettura della disciplina, la legge sulla cittadinanza del 1912 ha derivato le sue statuizioni proprio dal Codice civile previgente, ove erano sanciti i principi (già in precedenza più volte richiamati e dichiarati illegittimi dalla Consulta) della trasmissione della cittadinanza per via paterna e della perdita automatica, per la donna, della cittadinanza a seguito di matrimonio con cittadino straniero. Ebbene, trattandosi di normative di fatto identiche tra loro, questo Giudice ritiene che, positivamente introdotto all’esito delle pronunce citate della Corte Costituzionale e delle Sezioni Unite della Corte di legittimità, il principio secondo cui ha diritto al riconoscimento (rectius: al riacquisto) della cittadinanza italiana anche il figlio di madre cittadina italiana nato prima del 1° gennaio 1948 e nella vigenza di una normativa discriminatoria (quale quella sia del 1912 che del previgente codice civile del 1865) e che tale diritto si trasmette ai suoi figli iure sanguinis, non possa che darsi una interpretazione costituzionalmente orientata della normativa antecedente al 1912. È, infatti, in contrasto con la Costituzione non dare rilievo alla volontà della donna di conservare l’originaria cittadinanza italiana, e tale volontà va preservata nei confronti dei discendenti della donna che, in vita, non ha potuto scegliere a causa di una normativa discriminatoria e dichiarata illegittima. Ne consegue che il ricorso debba essere accolto ricorso con riconoscimento in capo ai ricorrenti della cittadinanza italiana. Sussistono i presupposti per compensare le spese di lite dal momento che la decisione discende dall’applicazione di principi di derivazione giurisprudenziale, nonché considerato il mancato ricorso alla via amministrativa e la mancata costituzione della controparte. P.Q.M. Il Tribunale di Torino, in composizione monocratica, ogni contraria istanza, deduzione ed eccezione disattesa, definitivamente pronunciando, così provvede: Accoglie il ricorso e riconosce in capo ai ricorrenti MIRTHA ANA CATALINA SCHAER, nata a Montes de Oca (Burgos) in ARGENTINA in data 31/08/1943; ADRIANA MERCEDES CACCIABUE, nata a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 09/03/1968, in proprio e congiuntamente a Santiago Eduardo Arruebarrena in qualità di genitori esercenti la potestà genitoriale sul minore PILAR ARRUEBARRENA nata a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 15/10/2005; ALFREDO CARLOS CACCIABUE, nato a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 16/04/1969, in proprio e congiuntamente a María Laura Gervasoni come genitori esercenti la potestà genitoriale sui minori CLARA CACCIABUE nata a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 02/07/2007 e JUAN MARTÍN CACCIABUE nato a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 01/02/2011; MATÍAS ARRUEBARRENA, nato a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 22/02/2002 e MAITE ARRUEBARRENA, nata a Rosario (Santa Fe) in ARGENTINA in data 04/06/2004, il diritto al riconoscimento della cittadinanza italiana. Ordina al Ministero dell'Interno e, per esso, all'Ufficiale dello stato civile competente, di procedere alle iscrizioni, trascrizioni e annotazioni di legge, nei registri dello stato civile, della cittadinanza della persona indicata, provvedendo alle eventuali comunicazioni alle autorità consolari competenti; Compensa le spese di causa. Manda alla Cancelleria per la comunicazione alle parti costituite e gli adempimenti di rito. Così deciso in Torino il 06/04/2024. Il Giudice Dr. Francesca Firrao

español

004 representado y defendido por el abogado. MANTOVANI MARCO Apelantes CONTRA MINISTERIO DEL INTERIOR en la persona del Ministro pro témpore, con el patrocinio del Ministerio Público Distrito del Estado de Turín Demandada no constituida así como en el contrainterrogatorio con el Fiscalía – Fiscalía del Tribunal Ordinario de Turín teniendo por objeto: el reconocimiento de la ciudadanía; pronunció lo siguiente ORDEN 1.Premisa fáctica Con recurso presentado en la Secretaría del Tribunal de Turín el 11/09/2022, el recurrente MIRTHA ANA CATALINA SCHAER, nacida en Montes de Oca (Burgos) en ARGENTINA el 31/08/1943; ADRIANA MERCEDES CACCIABUE, nacida en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 09/03/1968, de forma independiente y conjunta con Santiago Eduardo Arruebarrena en como padres que ejercen la patria potestad sobre la menor PILAR ARRUEBARRENA nacida en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 15/10/2005; ALFREDO CARLOS CACCIABUE, nace en Rosario (Santa Fe) de ARGENTINA el 16/04/1969, solo y conjuntamente con María Laura Gervasoni como padres que ejercen la patria potestad sobre los menores CLARA CACCIABUE nacidos en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 07/02/2007 y JUAN MARTÍN CACCIABUE nacido en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 01/02/2011; MATÍAS ARRUEBARRENA, nacido en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 22/02/2002 y MAITE ARRUEBARRENA, nacida en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 04/06/2004 citó al Ministerio a la vía judicial del Interior pidiendo el reconocimiento de la ciudadanía italiana iure sanguinis, que será descendientes de un ciudadano italiano que nunca había perdido su ciudadanía.En apoyo de la demanda los recurrentes adjuntaron: - Ser ciudadanos argentinos; - Ser descendientes del ciudadano italiano Attilio Pallavicini (o Pallavecino Atilio), nacido a Alluvioni Piovera (AL) el 29/11/1879, quien, después de haber emigrado al territorio Argentina, se casó con su compatriota cerca de Montes de Oca (Burgos). Catalina Raca. El antepasado falleció por tanto en la misma localidad argentina el 05/04/1946, según lo certifica el certificado de defunción adjunto a la apelación (ver docs. 1-3); - Que de la referida unión conyugal nació en Montes de Oca el 20/03/1917 el hija Elvira Hortencia Pallavicini (o Elvira Hortencia Pallavecine) quien, a su vez, la 30/09/1939, se casa con el Sr. Julio Schär. La hija de los antepasados ​​murió en Argentina el 14/03/2005 (ver doc.5-7); - Que del citado matrimonio nació en Argentina la presente solicitante Mirtha Ana. Catalina Schaer, nacida en Montes de Oca el 31/08/1943, quien tras contratar matrimonio con Juan Carlos Cacciabue el 21 de enero de 1967, tuvo dos hijos, reclamando también el estatus de civitatis italiana: el 09/03/1968, Sra. Adriana Mercedes Cacciabue y, el 16/04/1969, su hermano, Alfredo Carlos Cacciabue, ambos nacidos en la ciudad de Rosario, en la provincia de Santa Fe, Argentina (ver doc. 9, 10 y 12); - Que de la relación entre Adriana Mercedes Cacciabue y el Sr. Santiago Eduardo Arruebarrena nacieron en Argentina tres hijos, también recurrentes en el presente proceso: de fecha 22/02/2002, Matías Arruebarrena; el 04/06/2004 Maite Arruebarrena y, finalmente, el 15/10/2005, la menor Pilar Arruebarrena (ver docs. 14-16); - La de Carlos Alfredo Cacciabue y doña María Laura Gervasoni nació en Argentina dos hijos (menores de edad), recurrentes: el 07/02/2007, Clara Cacciabue y, el 02/01/2011, hermano Juan Martín Cacciabue (ver docs. 17 y 18). No se ha creado el Ministerio del Interior. En primer lugar debe declararse la contumacia del Ministerio del Interior, debidamente citada y no apareció.El Ministerio Público intervino ante el tribunal al no oponerse a la solicitud. Al resultado de la audiencia del 08/03/2024 se llevó a cabo el caso para decisión sobre las conclusiones. dimitido en los hechos. 2. Motivos de la decisión El recurso está bien fundado y merece ser admitido por las siguientes razones. Esta disputa, que tiene por objeto la verificación del estatus de ciudadanía, es regulado, de conformidad con lo dispuesto en el art. 19 bis Decreto Legislativo 150/2011 (“Controversias relativas verificación del estado de apatridia y de la ciudadanía italiana") y por el art. 3 párrafo 2 Decreto Legislativo 13/2017, convertido con la Ley n. 46 de 2017, del rito sumario del conocimiento y de la competencia para materia de las secciones especializadas, en composición monocrática. Se establece la competencia territorial, de conformidad con el art. 4 co. 5 L. 46/2017 (modificado del arte. 1, párrafo 36, de la ley de reforma procesal civil n. 206 del 26/11/2021) con base en lugar donde reside el demandante, o, cuando el demandante reside en el extranjero, teniendo en cuenta municipio de nacimiento del padre, de la madre o del ascendiente que sea ciudadano italiano, resultando en la correcta establecimiento de actuaciones ante este Juez, por ser descendientes de un sujeto nacido en Inundaciones Piovera (AL).Preliminarmente cabe destacar que los solicitantes piden la concesión de la ciudadanía, a lo que tendrían derecho iure sanguinis, por ser descendientes de un ciudadano italiano por nacimiento ex art. 1, letra a), ley núm. 91/92. Teniendo en cuenta la reconstrucción del árbol genealógico de los recurrentes, del que derivan el derecho a la ciudadanía italiana por transmisión del antepasado materno Attilio Pallavicini, nacido en Alluvioni Piovera el 29/11/1879 (ver documentos en el expediente), sostienen que la ciudadanía le fue entonces transmitida a través de doña Elvira Hortencia Pallavicini (hija de Attilio Pallavicini y Catalina Racca) y luego a través de la recurrente, señora Mirtha Ana Catalina Schaer quien, a su vez, lo transmitió a sus hijos y nietos. La línea de descendencia denunciada en el recurso se refleja exactamente en la documentación aportada en documentos, debidamente traducidos y apostillados. En Derecho se observa que, de conformidad con el art. 1 de la anterior Ley n. 555 de 1912 fue considerado un ciudadano por nacimiento es hijo de padre ciudadano o hijo de madre ciudadana en el caso de un padre desconocido o de un padre sin ciudadanía italiana o de otro estado, o incluso si el niño no siguió las ciudadanía de los padres extranjeros según la ley del Estado al que pertenecían.Además, la norma a que se refiere el art. 10 de la misma ley también establecía que la mujer casada no podía tener una ciudadanía diferente a la de su marido, incluso en caso de separación legal entre cónyuges y que una ciudadana que se casa con un extranjero pierde su ciudadanía italiana, siempre que el marido poseyera una ciudadanía que pudiera ser transferida a su esposa en virtud del vínculo matrimonial. Pues con la sentencia no. 87 de 1975 la Consulta declaró la ilegitimidad constitucional de la regla recién mencionada para contrastar con los artículos. 3 y 29 de la Constitución y en particular los Jueces de las leyes observaron que “el art. 10 es inspirado, como se desprende claramente de la doctrina y de los comentarios que siguen al su emanación, a la concepción predominante en 1912 de considerar a la mujer como jurídicamente inferior al hombre e incluso como persona sin plena capacidad jurídica (entre otras cosas En aquella época no se reconocían a las mujeres los derechos políticos activos y pasivos y eran sumamente derechos limitados de acceso a funciones públicas), concepto que no responde y de hecho contrasta con principios de la Constitución que atribuye igual dignidad social e igualdad ante la ley de todos los ciudadanos sin distinción de sexo y ordena el matrimonio en igualdad moral y jurídica de los cónyuges.No cabe duda de que la norma impugnada, que establece exclusivamente respecto de las mujeres la pérdida de la ciudadanía italiana crea una desigualdad de trato injustificada y no racional entre los dos cónyuges. La diferencia de trato entre hombres y mujeres y la condición de discapacidad. y la inferioridad en que se sitúa a este último por la disposición impugnada es aún más evidente por el hecho de que la pérdida de la ciudadanía, el estatus legal constitucionalmente protegido y a quién le importa una serie de derechos en el ámbito privado y público y también, en particular, derechos políticos, ha lugar sin que se requiera en forma alguna la voluntad del interesado e incluso contra la voluntad de este. La disposición impugnada crea también una diferencia de trato injustificada entre las mismas mujeres italianas que realizan el mismo acto de matrimonio con un extranjero, haciendo de ellos depende la pérdida o conservación automática de la ciudadanía italiana sobre la existencia o no de una norma ajena, es decir, de una circunstancia ajena a su voluntad. Allá La norma también viola claramente el art.29 de la Constitución ya que impone una gravísima desigualdad moral, jurídica y política de los cónyuges y coloca a la mujer en un estado de evidente inferioridad, privándola automáticamente, por el solo hecho del matrimonio, de los derechos de ciudadano Italiano. Como señala el juez a quo, la norma no favorece la unidad respecto del ordenamiento jurídico italiano familia exigida por el art. 29 de la Constitución, pero efectivamente es contraria a ella, en la medida en que podría inducir a la mujer, para no perder un trabajo para el que se requiere o no la ciudadanía italiana privarse de la protección jurídica reservada a los ciudadanos italianos o del derecho a ocupar cargos públicos y cargos públicos, no realizar el acto jurídico del matrimonio o disolverlo una vez logrado." Por tanto, la sentencia en cuestión concluye afirmando que “es contrario a la Constitución no dar importancia al deseo de la mujer de conservar su ciudadanía italiana original, salvarla discrecionalidad del legislador para regular los métodos pertinentes". Con sentencia posterior núm. 30 de 1983, la Corte Constitucional declaró entonces la ilegitimidad del art. 1, núm. 1, de la ley de 1912 antes citada en la parte en la que no disponía que el hijo de una madre ciudadana italiana era también ciudadano italiano por nacimiento.En particular, en En la frase recién citada leemos que “el art. 1, núm. 1, de la ley núm. 555 de 1912 está en claro contraste con el arte. 3, 1 párrafo, (igualdad ante la ley sin distinción de sexo) y con el art. 29, 2 párrafo, (igualdad moral y jurídica de los cónyuges). Tampoco justifica la disciplina diferenciada sobre el tema de adquirir la ciudadanía por nacimiento, la referencia a un límite a la igualdad entre los cónyuges, establecidos por ley para garantizar la unidad familiar. Entre otras cosas, no vemos cómo la diversidad de ciudadanía entre los cónyuges, permitida por la sentencia núm. 87/1975 y art. 143 ter código civil (introducida por la ley de 19 de mayo de 1975, nº 151, sobre la reforma del derecho de familia), se consideró compatible con la unidad familiar, mientras que la atribución conjunta al hijo no podría ser menor de ciudadanía paterna y materna. Ni siquiera valdría la pena justificar el incumplimiento de los principios de los artículos. 3, primer párrafo, y 29, segundo párrafo, la necesidad de evitar el fenómeno de la doble ciudadanía, por los compromisos asumidos también a nivel internacional (ver el Convenio de Estrasburgo de 1963, cuya ratificación fue autorizada por la Ley del 4 de octubre de 1966, n. 876, y presentada por Italia con algunas reservas).De hecho, debe reconocerse su prevalencia, en comparación con Aunque existen serios inconvenientes, la necesidad de implementar el principio constitucional de igualdad también es una propósito de adquirir el estatus de civitatis por nacimiento. Tampoco faltan al legislador los medios para reducir a límites tolerables las dificultades derivadas de la pluralidad de ciudadanías del niño". En definitiva, según los Jueces de las leyes, considerada discriminatoria y por tanto ilegítima. todo automatismo en la pérdida de ciudadanía de las mujeres como consecuencia del matrimonio contrato con un ciudadano extranjero, a los efectos de una posible renuncia al estatus de civitatis se debe mirar a la libertad de decisión exclusiva expresada por las mujeres. Tras las decisiones antes mencionadas del Tribunal Constitucional, se discutió si las consecuencias de la declaración de ilegitimidad constitucional de las disposiciones de la ley de 1912 que acabamos de examinar debería limitarse a los casos de niños nacidos sólo después de la entrada en vigor del Constitución, es decir el 1 de enero de 1948, o también a los nacidos antes de esa fecha. La Corte de Casación de las Secciones Unidas intervino sobre este punto mediante sentencia núm. 4466 de 2009 donde leemos que “como resultado de las sentencias del Tribunal Constitucional n.87 de 1975 y 30 de 1983, la ciudadanía italiana debe ser reconocida ante los tribunales a la mujer que la posee perdido conforme al art. 10 de la ley núm. 555 de 1912, por haber contraído matrimonio con ciudadano extranjero antes del 1 de enero de 1948, independientemente de la declaración hecha conforme al art. 219 de la ley núm. 151 de 1975, como la privación ilegítima por causa de la norma declarada inconstitucional no termina con la pérdida involuntaria debida a la creación de la restricción matrimonial, pero continúa produciendo efectos incluso después de la entrada en vigor de la Constitución, en violación del principio fundamental de igualdad de género e igualdad jurídica y moral entre los cónyuges, contenida en los artículos. 3 y 29 de la Constitución, de lo que se desprende que la limitación temporal de la efectividad de la declaración de inconstitucionalidad de 1 de enero de 1948 no impide el reconocimiento de la "condición" de ciudadano, que tiene carácter permanente e imprescriptible y puede ser ejecutada en cualquier momento, salvo extinción por renuncia del solicitante. En aplicación del principio de recompra La ciudadanía italiana a partir del 1 de enero de 1948 comprende también al hijo de una mujer en la situación descrita, nacido antes de esa fecha y en vigor de la ley no.555 de 1912, y este derecho pasa a sus hijos, determinar la relación de filiación, después de la entrada en vigor de la Constitución, la transmisión del "status" de ciudadano, al que habría tenido derecho en ausencia de la ley discriminatoria". Por lo tanto, de conformidad con las decisiones del Consejo y siguiendo la orientación que acabamos de indicado por el Tribunal de Casación, este Juez considera que, con posterioridad al ingreso en vigor de la Constitución, tiene derecho al reconocimiento (rectius: a la readquisición) de la ciudadanía también italiano es hijo de una madre ciudadana italiana nacida antes del 1 de enero de 1948 pero todavía en fuerza de ley núm. 555 de 1912 y que este derecho se transmite a sus hijos jure sanguinis.En este caso, los recurrentes derivan su derecho a la ciudadanía italiana de combinado con dos elementos, es decir, la circunstancia de que el bisabuelo por línea materna era Attilio Pallavicini era ciudadano italiano, ya que nació en Italia en 1879 y posteriormente se trasladó y casado en Argentina y por la circunstancia de que la hija de este antepasado era Elvira Hortencia Pallavicini, o una mujer que, según la ley vigente en ese momento, habría perdido su ciudadanía después del matrimonio con un ciudadano extranjero y en cualquier caso no habría podido transmitirlo a su propio descendientes como madre. No queda claro en este caso si la ley argentina vigente en ese momento determinó la compra de ciudadanía argentina como resultado del matrimonio con un ciudadano argentino y, de esta manera, No se aclara si el ascendiente de los recurrentes Elvira Hortencia Pallavicini nacida el 20/03/1917 ha perdido la ciudadanía italiana debido al matrimonio con el ciudadano argentino celebrado en 1939 y en virtud de la aplicación de la ley 555 de 1912 que determinó esta consecuencia para la Mujer que al casarse adquirió otra ciudadanía. Lo que, en cualquier caso, parece crucial señalar es que la entrada en vigor de la Constitución ha posiblemente superó este efecto con efecto retroactivo.En aplicación de los principios de derecho recién enunciados (Tribunal Const. n.87/1975 y n.30/1983 y Enviado Cass SSUU n. 4466/2009), o que "la condición de ciudadano, efecto de la condición de niño, así, constituye una cualidad esencial de la persona, con características de absoluto, originalidad, indisponibilidad e imprescriptibilidad, que la hacen justiciable en cualquier tiempo y de regla no definible como agotada o cerrada, a menos que sea negada o reconocida por sentencia que haya adquirido firmeza" y teniendo en cuenta que, en caso de pérdida de la ciudadanía por parte de la parte de la mujer después del matrimonio con un ciudadano extranjero, o del nacimiento de un hijo antes del 1/1/1948, El estatus de ciudadanía también se puede reconocer a los hijos de una madre ciudadana nacidos antes. de la entrada en vigor de la Constitución se debe verificar si los descendientes del Sr. Attilio Pallavicini tener derecho a la ciudadanía italiana.Bueno, está documentado que Attilio Pallavicini nacido en Alluvioni Piovera (AL) y ciudadano Italiano, una vez que se mudó a Argentina, se casó con Catalina Racca, también nacida en Italia. De padres italianos residentes y juntos tuvieron una hija, Elvira Hortencia Pallavicini, nacida en Argentina el 20/03/1917, quien habiéndose casado con Julio Schaer, argentino, dio a luz luego a la 31/08/1943, Mirtha Ana Catalina Schaer (demandante) quien a su vez se casó con el argentino Juan Carlos Cacciabue. No se desprende de los documentos que Attilio Pallavicini o cualquiera de sus descendientes alguna vez tuvo renunció a la ciudadanía italiana, sino, por el contrario, del doc. 4 está claro que Attilio Pallavicini no Se encuentra en el padrón de ciudadanos argentinos nativos ya sea por elección o naturalizados. La hija de Attilio Pallavicini, Elvira Hortencia Pallavicini, nació, como se ha dicho, el 20/03/1917, es decir, después de la entrada en vigor de la ley de ciudadanía n. 555 de 1912. Al casarse con un argentino, habría perdido por ley su ciudadanía italiana: sobre este punto es necesario de hecho, cabe señalar que el art. 10 de la ley 555 de 1912 disponía que "la mujer ciudadana que contrae matrimonio a un extranjero pierde la ciudadanía italiana, siempre que el marido posea una ciudadanía que por el hecho del matrimonio se le comunica."Como se desprende de una primera lectura de la legislación, la ley de ciudadanía de 1912 ha Derivó sus disposiciones precisamente del anterior Código Civil, donde se consagraron los principios (ya en precedencia mencionada varias veces y declarada ilegítima por la Consulta) de la transmisión de la ciudadanía a través del padre y la pérdida automática, para las mujeres, de la ciudadanía después matrimonio con ciudadano extranjero. Pues bien, siendo estos reglamentos de facto idénticos entre sí, este Juez considera que, introducido positivamente tras el resultado de las citadas sentencias del Tribunal Constitucional y de las Secciones Unido del Tribunal de legitimidad, el principio según el cual tiene derecho al reconocimiento (rectius: al readquisición) de la ciudadanía italiana también al hijo de madre ciudadana italiana nacido antes del 1er enero de 1948 y en la validez de la legislación discriminatoria (como la de 1912 y código civil anterior de 1865) y que este derecho se transmite a sus hijos jure sanguinis, no puede en lugar de dar una interpretación constitucionalmente orientada de la legislación anterior a 1912.De hecho, está en conflicto con la Constitución no dar prominencia a la voluntad de la mujer de conservar su ciudadanía italiana original, y ésta deberá conservarse frente a sus descendientes de la mujer que, en vida, no pudo elegir debido a una legislación discriminatoria declarada ilegítimo. De ello se desprende que el recurso debe ser admitido con reconocimiento de la solicitantes de ciudadanía italiana. Existen las condiciones para compensar los costos del litigio desde el momento en que se dicta la decisión. de la aplicación de principios derivados de la jurisprudencia, así como considerar la falta de recurso a la vía administrativa y la falta de constitución de la parte contraria. P.Q.M.El Tribunal de Turín, en composición monocrática, cualquier petición en contrario, deducción y excepción rechazado, pronunciándose definitivamente, dispone lo siguiente: Acepta el recurso y reconoce a MIRTHA ANA CATALINA SCHAER, nacida en Montes de Oca (Burgos) en ARGENTINA el 31/08/1943; ADRIANAMERCEDES CACCIABUE, nacida en Rosario (Santa Fe) de ARGENTINA el 09/03/1968, sola y conjuntamente con Santiago Eduardo Arruebarrena como padres en ejercicio de la responsabilidad parental sobre la menor PILAR ARRUEBARRENA nacida en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 15/10/2005; ALFREDO CARLOS CACCCIABUE, nacido en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 16/04/1969, de forma independiente y conjunta con María Laura Gervasoni como padres en ejercicio de la patria potestad responsabilidad parental de menores CLARA CACCCIABUE nacida en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 07/02/2007 y JUAN MARTÍN CACCIABUE nacen en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 01/02/2011; MATÍAS ARRUEBARRENA, nacido en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 22/02/2002 y MAITE ARRUEBARRENA, nacida en Rosario (Santa Fe) en ARGENTINA el 06/04/2004, el derecho al reconocimiento de la ciudadanía italiana.Ordena al Ministerio del Interior y, en su representación, al funcionario del estado civil competente, proceder a las inscripciones, transcripciones y anotaciones legales, en los registros del estado civil, de la ciudadanía del persona indicada, proporcionando cualquier comunicación a las autoridades consulares competentes; Compensa las costas del caso. Enviar al Registro para su comunicación a las partes establecidas y los trámites necesarios. Así se decidió en Turín el 06/04/2024. El juez Dra. Francesca Firrao

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